Un giretto tranquillo, la prima uscita motociclistica in compagnia dei “vichinghi diversi” Claudione e Jerry: 183 Km ad andatura turistica lungo i valichi del circondario. Strade solcate all’inverosimile, ma in grado di emozionarmi come un bambino ogni singola volta.
Il video racconto
E’ vero, sono curve e panorami che ormai conosco quasi a memoria, ma che non mi stancano mai! E poi… rappresentano un efficace biglietto da visita per introdurre alle nostre grandi bellezze chi, magari giunto dalla Finlandia (cosa ne pensi Jerry??), non si è mai avventurato prima d’ora lungo il Passo del Bocco, il mitico Cento Croci, il valico di Montevacà, le curve adrenaliniche del Passo del Tomarlo, il Passo della Scoglina e quello della Crocetta.
Il nostro itinerario lungo i sei passi
Partiti ormai all’ora di pranzo (ahimé il lavoro chiama anche alla domenica) dovevamo necessariamente escludere destinazioni remote. E così la scelta più naturale è stata quella di un giretto senza meta, su e giù per le strade più vicine a noi.
Radunatici a Rapallo ci dirigiamo subito verso Chiavari continuando a costeggiare il mare lungo la Via Aurelia. Da qui svoltiamo verso l’Entroterra per raggiungere il Passo del Bocco e iniziare a scaldare le gomme come si deve, tra i suoi stretti tornanti e quei repentini cambi di direzione che richiedono inevitabilmente una guida più “tecnica”. Nel mio improvvisato ruolo di apripista in ansia da prestazione, decido di ampliare lo spettro e far provar loro un diverso genere di curve. Così, giunti ormai alle porte di Gaiette, metto la freccia e cambiamo strada: destinazione Varese Ligure. E da qui (non ci sarebbe neppure il bisogno di dirlo) imbocchiamo il mitico Passo di Cento Croci fino a raggiungere quelle iconiche pale eoliche che segnano nettamente il confine tra Liguria ed Emilia Romagna.
Svalichiamo adendrandoci nel territorio di Albareto fino a raggiungere Bedonia (PR). Da qui il dubbio amletico sulla destinazione successiva ci porta ad affrontare il Passo Montevacà che con i suoi 41 tornanti congiunge la Valle del Taro a quella del Ceno, ma la meta che ho in serbo per loro in realtà è un’altra: le curve adrenaliniche del Passo del Tomarlo. E qui non ho più voglia di fare da guida, mi fermo a valle per una pausa sigaretta e quasi con profetico ardire dico loro: “Andate e divertitevi”. Dopo una “boccata d’aria sana” mi rimetto guanti e casco, aizzo l’intera scuderia del motore boxer e in solitaria inizio la scalata ai 1.485 metri s.l.m. con un sorriso che mi lambisce le orecchie.
Raggiungo i miei compagni di avventura un po’ prima della sommità. Rientriamo insieme in terra ligure, nel territorio di Santo Stefano d’Aveto. Ci fermiamo a bordo strada: “Ragazzi, avete mai fatto la strada della Penna?”. La risposta? Negativa. Abbandoniamo così la strada principale e ci buttiamo a capo fitto tra la maestosità di faggi e abeti della sacra foresta demaniale.
Breve nota storico-culturale: il nome monte Penna deriva da Pen, il Dio delle Montagne che gli antichi credevano dimorasse proprio in queste aree.
– Che dite, vi è piaciuta?
– Vacca boia! Esclamano in coro
– No ragazzi, Monte Vacà era al passo precedente
Battute a parte, è giunto il momento di una pausa rinfrescante e rigenerante. E qui, proprio ai piedi della strada del Penna, riabbracciata nuovamente la SS586, ecco attenderci il posto ideale: il mitico bar-alimentari di Gramiza dove Enzo ci prepara un meritatissimo e prelibato tagliere di salumi e formaggi avetani e dove il buon Claudione si gusta una gustosissima spuma d’altri tempi.
Riprendiamo il nostro cammino alla volta di casa. Proseguiamo per la SS586 fino a Cabanne, quindi svoltiamo a destra per raggiungere il Passo della Scoglina e iniziare la lunga discesa verso il mare. Giunti in Val Fontanabuona un ultimo piccolo valico ci separa dall’arrivo: il Passo della Crocetta (alias le prime curve dietro casa) che ci riporterà al luogo di partenza per i saluti finali.