Passo della Cisa

Scaldiamo i motori

Il Passo della Cisa è un turbinio di emozioni, una strada storica dallo spirito “corsaiolo” che alterna qualche tratto più tecnico a curve ampie e veloci da mozzare il fiato. Posto a 1.041 metri s.l.m. tra le provincie di Parma e Massa-Carrara, aperto tutto l’anno, è uno dei grandi classici del motociclismo domenicale, attraversato dalla SS62 che nel suo tratto più affascinante collega Aulla a Fornovo di Taro, passando per Berceto, ma che in realtà proseguirebbe ancora a lungo fino a raggiungere Verona.

Il videoracconto

Devo ancora scegliere la colonna sonora e montare il filmato, ma prometto che arriverà (prima o poi)

Il mio itinerario


Il mio itinerario è partito ovviamente dal mare dopo un aver scaldato le gomme puntando su Varese Ligure e proseguendo lungo il magnifico Passo di Centocroci. La calura agostana si fa decisamente sentire sotto all’inevitabile peso di giacca, guanti, pantaloni e stivaletti d’ordinanza. Giunti all’altezza di Borgo Val di Taro, non possiamo lasciarci sfuggire l’occasione di un rinfrescante bagno nell’omonimo fiume – accedendo ad una delle numerose spiaggette che si incontrano lungo il percorso – prima di rimontare in sella lungo la SP308R alla volta del bivio di Ghiare di Berceto, dove solitamente amo approcciare questo passo. (Nota: Chi proviene da Parma, potrebbe puntare al valico direttamente da Fornovo attraverso la SS62 e da lì raggiungere Berceto).

Via dei Matti numero Zero – Berceto

“Era una casa molto carina, senza soffitto, senza cucina”. Chi non ricorda il famoso motivetto de “La Casa”, la marcia dei fiori interpretata da Sergio Endrigo (non la ricordate? Ascoltatela qui). Perché scomodare Endrigo nel raccontare un motogiro domenicale? Semplice, perché una volta giunti a Berceto, quasi certamente vi imbatterete in una casa molto particolare, a partire dall’indirizzo a caratteri cubitali posto in rilievo sulle grandi pietre della sua rustica facciata. Ebbene sì, è proprio lei: Via dei Matti numero zero.

La prima volta che passai da queste parti ne rimasi subito colpito, ma viaggiavo in gruppo, la nostra destinazione era ancora parecchio lontana e proseguimmo per la nostra strada. Mi ripromisi tuttavia di tornar presto a farvi visita. Ed effettivamente le vibrazioni avute in quel fugace passaggio, hanno trovato poi la loro conferma: quella folle casetta è uno spazio espositivo di arte moderna (che normalmente non apprezzo un granché) di notevole impatto: un efficacissimo invito alla riflessione, pieno zeppo di installazioni artistiche davanti alle quali non potrete assolutamente restare indifferenti. Fidatevi, vale la pena fermarvi a visitarla, ignorando a pie’ pari il ticchettio dell’orologio.

Giunti al Passo della Cisa

Dopo la sosta si torna subito in sella per aggredire una strada spettacolare che ci porterà in Paradiso. Curva dopo curva il paesaggio e il tracciato continuano a mutare regalandoci intense emozioni. Non servirà scrutare la casa cantoniera o leggere i cartelli per accorgerci di aver raggiunto la sommità: le svariate decine di moto, auto da corsa e di amici centauri schierati lungo l’intero rettilineo ad ogni ora del giorno saranno un segnale ben più che evidente. Una doverosa sosta al Bar Cisa, poi un salto al dirimpettaio negozio di alimentari dove, oltre a gustare ottimi panini e prodotti tipici, potrete scegliere e acquistare patch e adesivi del Passo.

Pochi metri più avanti merita una visita lo splendido santuario di Nostra Signora della Guardia: un antico edificio di gusto gotico, costruito al termine di una lunga e ripida scalinata in pietra. E poi, ovviamente, la piazzetta dedicata a Marco Simoncelli dove nel 2013 venne eretta in onore dell’indimenticabile campione romagnolo un’iconica stele, la “Spirale della vita”, dinnanzi alla quale ogni anno nel mese di settembre si radunano le centinaia e centinaia di partecipanti al memorial SIC58.

Come proseguire…

Si torna in sella per affrontare poi il versante toscano del Passo della Cisa e anche qui la strada ci regala grandi emozioni grazie a un tracciato che, seppur completamente diverso per morfologia e paesaggio, si rivela altrettanto appagante. Giunti a valle, un piccolo suggerimento: se volete recarvi verso la Garfagnana imboccate l’autostrada a Pontremoli e uscite al casello di Aulla: salterete a piè pari un tratto di statale tutto sommato diritto, piatto e noioso, velocizzando la pratica per riabbracciare il prima possibile le nostre amate curve.

Se invece, come nel mio caso, voleste puntare alla Liguria per appagare la vostra sete di adrenalina lungo il Passo del Bracco, l’itinerario ideale potrebbe allora transitare per Zeri. La strada è relativamente stretta, ma piacevole, ricca di scorci boschivi, curiose zone rocciose dal color rossastro, una refrigerante fonte lungo il cammino e tante belle curve (forse un po’ troppo sporche) che vi terranno compagnia fino a Sesta Godano. Giunti al ponte Santa Margherita ecco il dubbio amletico: svoltare a destra sulla SP50 e congiungervi al Bracco all’altezza di Mattarana o proseguire fino a Brugnato per allungare il percorso e approcciare il passo da Borghetto Vara. Qualunque scelta facciate, sarà quella giusta.

tme

Giornalista, fotografo e motociclista. Il connubio ideale? Unire le tre passioni raccontando i miei giri in moto. Peccato però che non sia il mio lavoro

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