Una galoppata domenicale su e giù per le Alpi Apuane, tra il suggestivo candore delle cave di marmo più celebri al mondo, immerso in un paesaggio mozzafiato incastonato tra il blu del mare e il foliage cangiante dei boschi. Tutto questo in un solo valico, il Passo del Vestito che con i suoi 15 tornanti raggiunge una quota di 1.151 metri s.l.m. collegando Massa a Castelnuovo Garfagnana (LU).
Il video racconto
Incuriosito dalle fotografie e dai racconti di amici motociclisti, il Passo del Vestito è stato per anni nella mia lista delle strade da fare. Ho continuato a tergiversare a lungo, domenica dopo domenica, fin quando non ho messo da parte la mia perenne allergia alle autostrade e sono salito in sella cercando di ignorare l’estrema noiosità del trasferimento. Spoiler: ne è valsa decisamente la pena, come del resto potrete vedere in questa breve videoclip in cui, sulle note dei Red Hot Chili Peppers, provo a rivivere curve ed emozioni del percorso che ho seguito da Massa all’Isola Santa passando per le suggestive Cave Henraux.
L’itinerario
Partenza dal Tigullio. È già un po’ tardi e non possiamo permetterci di raggiungere la Toscana lungo il Passo del Bracco. L’autostrada resta l’unica opzione per riuscire a completare l’itinerario che avevo in mente. Usciamo a Massa? Macché, il GS ovviamente scalpita, ha sete di curve e così il primo casello utile in zona è quello di Sarzana. Controllo il navigatore e mi balza subito in mente un’interessante deviazione e traccio la rotta verso Fosdinovo, pregustando già due passi ai piedi del Castello Malaspina.
Qui ci si potrebbe perdere per ore, ma il tempo è tiranno e così, dopo una breve passeggiata nelle antiche vie del borgo e una sacrosanta pausa caffè, si risale in sella alla volta di Massa, punto di partenza del primo obiettivo di giornata: il Passo del Vestito.
Lo stomaco inizia a brontolare ed effettivamente, complice il cambio dell’ora, ha le sue buone ragioni per farlo. Convinto di dirigermi correttamente verso il Passo del Vestito (basterebbe leggere correttamente il navigatore) anticipo la deviazione dalla strada principale. Maledizione, non era questa! Un errore che tuttavia ha avuto il suo perché. Nel cuore di una curva a sinistra, lo sguardo si distrae, attirato da un’antica palazzina in pietra e un’insegna che mi incuriosisce. (appena ritrovo il biglietto da visita ve lo segnalo volentieri).
Ritornati a valle con le papille gustative appagate, imbocco finalmente la strada corretta e iniziamo la scalata al Passo del Vestito. Il mare da un lato, la montagna dall’altro mentre all’orizzonte già si inizia a intravedere quella che distrattamente potremmo scambiare per una cima innevata. La salita prosegue tra tornanti e gallerie mentre la strada si incunea sempre più nel cuore delle cave di marmo. In pieno rettilineo invado la corsia opposta e mi affianco con prudenza al guardrail: quel che appare oltre il ciglio della strada è uno spettacolo straordinario. Sì, valeva la pena fermarsi.
Appagata anche la vista, i cavalli rombano nella vallata mentre, tornante dopo tornante, le rocce dipinte a spray indicano la sempre minor distanza dalla cima.
MEMO: Se pianificate questo itinerario, non fate il mio stesso errore. Prendetevi il tempo per visitare la Cava Valsora, posta a pochi metri dalla vetta: sembra essere un luogo incredibilmente suggestivo che mi riprometto di esplorare alla prossima occasione. Info: cavavalsora.com
La sommità del Passo del Vestito ci regala l’ultimo scorcio panoramico prima di una buia galleria, dal fondo viscido e sconnesso, che ci catapulta in un paesaggio diametralmente opposto. Gli squarci nella roccia marmorea cedono il passo alla boscaglia autunnale, con il suo fogliame cangiante che trasforma la discesa in un nuovo quadro, sicuramente più comune, ma altrettanto spettacolare. Dopo essermi lasciato alle spalle l’abitato di Stazzema, la pendenza inizia ad essere un ricordo. All’orizzonte scorgo la decadente insegna di un luogo fantasma che mi attendeva da tempo e che vi consiglio caldamente di visitare.
Lungo il Passo del Vestito: la cava Henraux
Un ampio piazzale abbandonato e una scritta arrugginita e cadente su quella “tagliata” nella roccia squarciata per decine di metri verso l’alto sono il tratto distintivo di questo luogo surreale. Moto sul cavalletto e via: vetusti cartelli ignorati da chiunque mettono in guardia dai potenziali pericoli di una cava abbandonata da tempo, trasformatasi nel tempio di graffitari artistici che l’hanno resa uno sfondo ideale per set fotografici e ritratti davvero inusuali.
Il viaggio continua
Tappa successiva dell’itinerario? Il lago artificiale di Vagli, con il suo paese sommerso (visibile solo quando – nel 2026??? – svuoteranno l’invaso per i lavori di manutenzione alla diga) e il VagliPark dove avrei voluto provare l’adrenalinica esperienza di una zipline da 130 Km/h distesa per 1.500 metri sulla superficie del lago. Nulla da fare, ormai era troppo tardi e il botteghino aveva già serrato i battenti.
MEMO, PARTE SECONDA: Quando sposti le lancette per tornare all’ora solare, non approfittarne per dormire un’ora in più… dovresti anticipare la partenza!
Uno sguardo al suggestivo ponte tibetano, che ci riporterebbe alla base dopo aver effettuato la discesa, due passi in riva al lago e un breve ristoro al bar del paese mentre fuori il cielo si fa sempre più buio.
L’ultima sfida
É l’ora di affrettare il rientro raggiungendo il casello autostradale più vicino. Il navigatore mi traccia la rotta verso Aulla. Perfetto, dico io. Non dista neppure tanto. Avvio il motore e inizio a seguire la traccia. Metro dopo metro, inizia però a sorgere qualche dubbio. Complice il buio e un po’ di nebbiolina, complici le allerte meteo delle settimane precedenti che hanno sconquassato il territorio, complici i detriti e il fogliame viscido rendono sempre più stretta questa remota stradina in mezzo al bosco (potremmo quasi dire in mezzo al nulla).
Ricontrollo il navigatore: eppure la direzione è quella corretta. Speriamo almeno che la situazione non peggiori… Neanche a dirlo, speranze disattese: l’asfalto inizia a sbriciolarsi. I muscoli si fanno un po’ contratti, ma ormai manca poco: andiamo avanti. Gli abbaglianti finalmente scorgono quella che sembra una strada secondaria ben più ampia e frequentata. Nel buio della notte la tensione si allenta, riconosco luoghi familiari: l’autostrada è ormai alle porte, si rientra a casa.