Castello di Bardi

Parafrasando Susanna Tamaro potremmo intitolare questa uscita domenicale “Va dove ti porta la moto”. L’itinerario pianificato era ben altro, dopo una galoppata sul Passo di Cento Croci la mia sete di curve mi stava portando al Passo della Cisa, poi l’improvviso cambio di rotta verso il Castello di Bardi (PR).

Il video racconto

L’itinerario della gita a Bardi

Sveglia estremamente comoda dopo un interminabile sabato sera, una dose tripla di caffè e poi subito in sella. Inizio scaldare le gomme puntando su Varese Ligure, inevitabile punto di partenza di ogni motogiro che inglobi il sempre entusiasmante Passo di Cento Croci. Nonostante il tempo limitato avrei voluto dirigermi verso il Passo della Cisa, ma giunti all’altezza di Borgo Val di Taro, gli occhi della zavorrina, appassionata di torri e fortificazioni, indugiano un po’ troppo sull’indicazione per Bardi.

“Non hai mai visto il castello di Bardi?” chiedo ingenuamente attendendomi ben altra risposta. La moto sbacchetta già sotto l’incontenibile entusiasmo del retrotreno accompagnato da un incessante “no, mai. Ci andiamo?” e visto che ormai era già pomeriggio inoltrato e accorciare l’itinerario poteva non essere una bestemmia (oddio, parliamone), decido di assecondare la richiesta e mio malgrado cambio rotta.

Il castello di Bardi (PR)

Sempre per la mia ingenuità, pensavo di cavarmela con una fugace sbirciata al castello da lontano. Eh già, che ingenuo! Ci avviciniamo alle mura, non senza aver prima consumato almeno una birretta. Giunti alla porta del castello, ci attende il botteghino. Il buon sangue genovese che è in me osa boffonchiare: “Va beh, lo abbiamo visto. Torniamo alla moto?”. Quanta ingenuità, ancora una volta. Pagato l’ingresso inizia l’esplorazione: dal corpo di guardia al ponte levatoio, passando per la ghiacciaia, i magazzini, l’antica casa contadina fino a raggiungere il nucleo centrale di quella fortificazione eretta nell’898° anno dell’era di Cristo sulla cima di uno sperone roccioso di diaspro rosso che domina sulla valle del Ceno. Ormai rassegnato a una lunga visita, metto in pausa la modalità motociclistica e risveglio il turista che è in me gustandomi il cortile d’onore, la piazza d’armi, le antiche prigioni e le sale di tortura per poi esplorare il museo della civiltà valligiana, le sale alpine, il museo della fauna e del bracconaggio e quello archeologico della Valle del Ceno. Bello? Assolutamente si, ma ora si fa tardi e la mia sete di curve è ancora ben lungi dall’essere appagata.

Sulla via del ritorno

Conclusa la visita al Castello di Bardi (che, battute a parte merita una visita) si torna finalmente in sella e imbocco la SP66 di Compiano per avvicinarmi a casa. Il sole sta iniziando ormai a calare quando la mia perenne curiosità enogastronomica si soffermare su un variopinto e alternativo locale nella frazione di Cereseto, la trattoria Solari. Il classico posto dove “a pelle” già sai di essere davanti a un bivio: innamorartene o fuggire a gambe levate! Un luogo mistico, un mondo parallelo in cui, sotto il premuroso incalzare dell’oste Paola, una semplice tappa rigenerante alla ricerca di due fette di salame e due scaglie di grana per accompagnare un bicchiere di bonarda, si trasformerà ben presto in una vera e propria cena luculliana a suon di salumi e formaggi locali, antipasto a buffet, taglierini al cinghiale, funghi fritti e la specialità della casa di cui Paola è estremamente orgogliosa: la Ceresetana.

Usciti dal locale a pancia stracolma, oltre al prevedibilissimo buio, ecco la vera sorpresa: una fittissima nebbia che ci ha tenuto compagnia fino al valico di Cento Croci. Giunti a poche decine di metri dal confine ligure e dalle iconiche pale eoliche del Passo, tutto cambia. La nebbia progressivamente si dirada fino a dissolversi del tutto e le meravigliose curve da cui siamo partiti ci accompagnano dolcemente alla fine della corsa.

tme

Giornalista, fotografo e motociclista. Il connubio ideale? Unire le tre passioni raccontando i miei giri in moto. Peccato però che non sia il mio lavoro